Molto spesso si sente parlare di “fare outing” e di come questo venga salutato positivamente tributando molto coraggio a chi si è reso protagonista di questo atto. Ma, nello specifico, cosa significa questo termine? A quali atti si riferisce? E, soprattutto, siamo sicuri di utilizzarlo correttamente?
Fare outing o coming-out?
Partiamo proprio dall’ultima domanda che ci siamo posti: utilizziamo correttamente l’espressione fare outing? Probabilmente non tutti, se si considera che spesso viene confusa con quella simile di coming-out. Con la locuzione fare outing ci si riferisce a quei casi in cui si scopre che l’orientamento sessuale di una persona è diverso da quello che fino a quel momento si credeva. Differentemente, invece, fare coming-out significa che è la persona stessa, il diretto interessato, che afferma pubblicamente le sue scelte sessuali, differenti da quelle che si davano per scontato.
La differenza è profonda perché riguarda la volontà della persona coinvolta di far sapere al pubblico qual è il suo orientamento sessuale.
Un problema di privacy
La confusione è tale che anche a livello di significato le espressioni fare outing e fare coming-out vengono confuse. Eppure c’è tutta la differenza del mondo, trattandosi di un aspetto molto personale e intimo su cui troppo spesso si parla a vuoto o con il gusto di spettegolare, ignorando e tradendo quelle che sono le necessità di ogni individuo di fare della propria vita, anche e soprattutto quella intima, ciò che meglio crede rivelandolo solamente a chi preferisce.
Il modo di dire fare outing è stato utilizzato per la prima volta nel 1990 quando sulla celebre rivista Time in un articolo si utilizzava questa espressione per incoraggiare le persone omosessuali a dichiararsi apertamente.
Sono passati molti anni ma la scelta di molti di non esprimersi sul proprio orientamento sessuale rimane tale e crediamo legittima. Intorno a questi argomenti, che vanno sempre trattati con molta delicatezza perché, come detto, riguardano sfere intime e scelte personali di ognuno, c’è sempre un interesse smodato, a tratti morboso, di sapere se quell’individuo è omosessuale o no, come se questo cambiasse la credibilità di una persona e il modo di relazionarsi ad essa.
Nonostante i grandi passi che si stanno compiendo nello sdoganare tanti preconcetti c’è in molti il desiderio di classificare e catalogare le persone in funzione del proprio orientamento sessuale. In un senso o nell’altro c’è chi considera l’omosessualità migliore o peggiore dell’eterosessualità nuocendo in questo modo in maniera tremenda a quell’obiettivo di normalizzazione che si dice di voler perseguire L’aspetto più importante di questo fenomeno è che, trattandosi di scelta personale, è un aspetto che spesso richiede molto tempo perché il singolo individuo ne faccia reale consapevolezza e intraprenda un percorso di accettazione e maturazione personale.
Per questo la privacy è fondamentale, anche e soprattutto in termini di rispetto delle tempistiche di cui ognuno necessita per poter affrontare e gestire uno degli aspetti più importanti della propria vita identitaria e affettiva. Anche per questo è importantissimo mantenere il massimo riserbo ed evitare di esprimere giudizi affrettati e pretendere che le persone si esprimano su qualcosa di cui ancora non vogliono parlare.