L’uso antidolorifico della marijuana legale: in quali casi viene usata?

L’uso della cannabis legale viene ormai da anni incluso nei protocolli di trattamento di moltissime forme patologiche. Le critiche oscurantiste e proibizioniste in questo senso non reggono: migliaia di pazienti hanno benefici per le proprie condizioni, e sarebbe impensabile privarli dei propri farmaci, se migliorano sensibilmente la loro salute. Vediamo insieme alcune delle patologie per cui viene utilizzata!

I piccoli dolori e fastidi del quotidiano

Ci sono moltissime condizioni che tutti sperimentiamo, senza necessariamente avere un qualche tipo di patologia, in cui la marijuana legale può aiutarci. Per esempio, i dolori mestruali: si stima che non meno di 2 donne su 3 ne soffrano per quasi tutta la durata del proprio periodo fertile. La marijuana legale in questo caso allevia i crampi, e non contenendo sufficienti quantità di THC non viene considerata una droga, né altera la corretta percezione o produttività della persona.

Beneficiano dell’assunzione di CBD (la molecole presente nella marijuana legale) anche le persone che soffrono di insonnia, di dolori muscolari o articolari dovuti all’eccesso di sport, alla cattiva postura o all’artrosi. Le proprietà antidolorifiche della marijuana light dipendono dalle forti quantità di CBD presenti nelle sue infiorescenze, ma non solo: nella pianta sono contenute non meno di 60 sostanze analgesiche.

SLA, sclerosi, traumi spinali

I malati di SLA, sclerosi multipla e altre patologie neurodegenerative convivono spesso con dolori continui, costanti e profondamente invalidanti. Per loro la marijuana terapeutica può essere utilizzata in associazione agli altri farmaci per normalizzare la qualità della vita e riportarla ad un livello emotivamente e fisicamente sopportabile.

Lo stesso vale per chi soffre di condizioni traumatiche della spina dorsale o di dolore cronico, come nel caso della fibromialgia, qualora le terapie tradizionali (corticosteroidi, antinfiammatori non steroidei, oppioidi) non producano gli effetti sperati.

Disturbi alimentari e chemioterapia

La marijuana light ha un leggero effetto appetitizzante. L’incentivo della fame può essere di grande aiuto nel trattamento di alcuni disturbi alimentari, che causano l’impossibilità di alimentarsi adeguatamente (per esempio, l’anoressia). Una modica quantità di CBD attenua l’ansia provata da questi pazienti e può rivelarsi provvidenziale nel recupero di un sano peso corporeo, durante la più complessa terapia necessaria.

La chemioterapia è un trattamento pesantissimo per il fisico e per la mente. Nausea e vomito sono effetti collaterali classici di questo trattamento, indispensabile però per la guarigione. La marijuana light viene utilizzata in moltissimi paesi come coadiuvante alle terapie, per ridurre il dolore e il fastidio allo stomaco e per aiutare i pazienti a non perdere troppo peso corporeo a causa dell’inappetenza.

Glaucoma

Chi soffre di glaucoma vede ad ogni visita aumentare la pressione del liquido all’interno dei propri occhi, con un progressivo indebolimento della vista. L’assunzione di cannabis light limita questo aumento, con, stando a numerosi studi, la preservazione della salute della retina e la riduzione del fastidio che la condizione causa. In questi casi, spesso l’oculista suggerisce l’applicazione di preparati farmaceutici topici, come colliri e gocce intraoculari, per massimizzare l’effetto.