Come è ben noto, gli attacchi di emicrania possono essere causati dall’ingestione di alimenti “trigger”, che possono appartenere a categorie anche molto diverse tra loro. Non è raro, difatti, che alcune persone vadano incontro ad un attacco emicranico dopo aver ingerito formaggi stagionati, agrumi, sottaceti o cibi ad elevato contenuto di glutammato monosodico (esaltatore di sapidità). In alcuni casi il legame è così diretto e conclamato da indurre vere e proprie condotte evitative nei confronti di determinati alimenti, come il vino bianco o gli alcoolici in generale.
In altre occasioni, invece, la questione è molto più subdola e meno appariscente: l’assunzione di alimenti che contengono tiramina può effettivamente far precipitare un attacco di emicrania. Occorre comunque considerare che, nonostante i numerosi studi, ad oggi non è stato possibile documentare e stabilire un legame certo, nè un meccanismo d’azione plausibile, tra tiramina e mal di testa.
Ma…che cosa è la tiramina? Questa sostanza è il risultato della degradazione della tirosina, un amminoacido presente in cibi ricchi di proteine ma che sono stati mal conservati. Carne, formaggi, legumi. Tra gli alimenti ritenuti ad alto contenuto di tiramina abbiamo i formaggi stagionati (come il parmigiano), la ricotta, gli insaccati, le carni affumicate, scatolame e sottaceti, salsa di soia, frutta secca. Anche alcune bevande alcooliche contengono tiramina, e tra queste ritroviamo la birra artigianale.
Essendo la tiramina, da un punto di vista biologico, uno stimolante del sistema nervoso simpatico, un incremento della sua concentrazione determina rilascio di noradrenalina con conseguente incremento del battito cardiaco (tachicardia) e della pressione sanguigna. Non è da escludere, comunque, una azione diretta da parte dell’aminoacido per mezzo di recettori specifici recentemente identificati. A livello del sistema nervoso centrale si determina un incremento della permeabilità capillare, con innesco dell’attacco emicranico. “La situazione diventa particolarmente delicata nel caso in cui il Paziente assuma determinati farmaci”, precisa il Dott. Davide Borghetti, neurologo pisano “come ad esempio gli inibitori delle MonoAminoOssidasi, enzimi che si occupano della degradazione della tiramina”. Tra i farmaci inibitori delle MAO abbiamo la Selegilina, utilizzata nella Malattia di Parkinson.
“In condizioni normali, comunque, e indipendentemente dal reale meccanismo d’azione, è probabile che la tiramina giochi un ruolo solamente marginale”, conclude il Dott. Davide Borghetti, “è bene in ogni caso limitare l’assunzione di alcuni cibi, poco salutari: una dieta equilibrata, con un apporto bilanciato di nutrienti ben ripartiti nel tempo (evitando digiuni e abbuffate), rappresenta la prima linea di difesa nei confronti del mal di testa”.