Impianti di frantumazione inerti: Scegliere tra fissi e mobili

Se sei proprietario di un’azienda edile e non sai quali sono le scelte migliori da prendere per quanto riguarda gli impianti di frantumazione degli inerti, questa guida farà luce sulla differenza tra quelli fissi e quelli mobili e chiarirà quali sono le varie tipologie di macchine principalmente usate per garantirti un lavoro preciso, a norma di legge e che soddisfi appieno il tuo cliente.

INERTI: COSA SONO?

Gli inerti non sono altro che le macerie venutesi a creare a seguito di lavori di demolizione o di costruzione e vengono considerati dei rifiuti speciali.
Per questo motivo il loro smaltimento deve essere realizzato, secondo le norme stabilite dalla legge, attraverso impianti specifici adibiti alla loro frantumazione, al recupero ed al riutilizzo.
La legge di riferimento è il Decreto legislativo n. 152/2006, Norme in materia ambientale, secondo la quale l’onere per lo smaltimento dei rifiuti inerti è a carico di colui che produce le macerie.
Dunque ne deriva che, se un cliente si affida alla tua ditta sarai tu a doverli smaltire prendendotene la responsabilità in nome e per conto dell’azienda.
Tale scelta è stata presa a seguito dell’incredibile impatto ambientale che queste operazioni avevano sul pianeta.

Il termine “inerte” non è altro che un riferimento a materiali ormai inoperosi e che non subiscono nessuna trasformazione di tipo biologico, fisico o chimico, come calcinacci, intonaco, sabbia, mattoni, cemento (armato e non), e tutti gli altri derivati da attività edilizia che, di contro, non sono biodegradabili.
Questi rifiuti possono venire riutilizzati ed impiegati nuovamente per altri scopi, pur rimanendo nell’ambito dello stesso settore, permettendoti di usufruire, per le costruzioni ancora da edificare, di materiale “nuovo” ricavato da quello vecchio, che altrimenti andrebbe semplicemente buttato e lasciato all’inquinamento ambientale.
Uno smaltimento scorretto di questi rifiuti costituisce reato e può essere sanzionato con multe salatissime.

Intanto se vuoi approfondire il significato di Inerte puoi visitare questa pagina di Wikipedia

IMPIANTI DI FRANTUMAZIONE: DIFFERENZE TRA FISSI E MOBILI

GLI IMPIANTI FISSI

Partendo dagli impianti di frantumazione fissi, la prima cosa da dire è che si occupano dello smaltimento di grandi produzioni di rifiuti edili, ciò viene definito frantumazione “primaria”.
Essi possono comprendere macchine di selezione e di stoccaggio, nastri trasportatori e molto altro.

La composizione standard conta almeno una tramoggia di carico, una griglia a dischi o un vaglio sgrossatore, un alimentatore, un frantumatore (solitamente un frantoio a mascelle, ma anche un mulino).
Ovviamente, ogni singolo macchinario viene utilizzato solo in caso di necessità e può non essere adoperato in determinate condizioni che non lo richiedono.
Entrando più nello specifico delle macchine che compongono un impianto fisso di frantumazione di inerti, vediamo come, probabilmente, la macchina più importante sia quella del frantoio.

I VANTAGGI DEGLI IMPIANTI MOBILI DI FRANTUMAZIONE

Passando agli impianti di frantumazione mobili, di cose da dire ce ne sono moltissime.
Essi sono più moderni di quelli fissi ed hanno enormemente rivoluzionato il settore, permettendo alle aziende ed alle imprese di smaltire e riciclare materiali di vario genere e in tempi decisamente ridotti.

Per “mobili” si intendono quegli impianti che possono essere spostati all’interno di un cantiere.
Per smaltire o ricreare materiale edile si utilizzano macchinari eccezionali, come i frantoi.
Gli inerti sono sempre formati da rocce di notevoli dimensioni che vengono introdotti dentro un impianto di frantumazione.

In base al tipo di lavoro esistono quelli a mascelle, per il riciclo, quelli ad urto, per la lavorazione, e tanti altri.
Scegliere un impianto mobile sembra essere molto più vantaggioso sotto molteplici punti di vista, in primis per la possibilità di spostarlo.
Ma bisogna considerare anche le tempistiche di produzione che, con macchine mobili, sono molto più brevi.
Altro fattore da tenere in conto è l’eventualità di un guasto all’impianto, la mobilità agevola il trasporto verso gli esperti della riparazione.

VARI TIPI DI FRANTOI

Nella sua variante a mascelle (la più utilizzata), esso estrae diversi tipi di rocce naturali e le frantuma facilmente, come se il materiale non fosse resistente alla compressione.
Questo lavoro è fatto in modo preciso ed efficace.
Tali macchinari sono ideali per le cave.

Il loro funzionamento si deve all’applicazione del principio di frattura per compressione.
La triturazione degli inerti avviene all’interno, tra la mascella fissa e quella mossa da un albero motore. Il movimento di tipo ellittico frantuma le macerie, le quali finiscono nella fessura di frantumazione una volta raggiunta una grandezza tale da scivolare al di sotto.

Il frantoio a mascelle è molto spesso utilizzato per un tipo di rottura grossolana delle rocce, soprattutto quelle fragili di media consistenza e durezza.
Rispetto ad altre varianti, i frantoi a mascelle sono meno costosi.
Per ottenere un prodotto finito e a norma di legge, però, vengono utilizzate altre tipologie che vedremo a breve.

I frantoi a cono, invece, vengono usati per la frantumazione di pietre semidure ed abrasive, ma anche per il trattamento di particolari materie prime durante le estrazioni.
La loro peculiarità è quella di creare, dagli inerti, una pezzatura cubica che li fa rientrare nei dettami previsti dalla norma in tema di smaltimento di questi rifiuti speciali.
Questi frantoi possono essere di varie dimensioni, a seconda delle diverse applicazioni.

La triturazione avviene tramite la compressione, in uno spazio tra la fodera ed il cono, il quale si apre e richiude di continuo, con un movimento alternativo e contemporaneo.
Vengono sfruttati principalmente quando i materiali possiedono un’elevata resistenza alla compressione. Se, invece, si preferisce un tipo di frantumazione ad urto, utilizzare questo tipo di frantoio non conviene più, a causa dei suoi costi di usura particolarmente alti.
Il motivo di tale impossibilità è da riscontrare nella loro struttura, sia per il materiale in entrata, sia per il tipo di risultato che si può ottenere.

Questa tipologia può venire usata anche su impianti mobili, per la frantumazione secondaria.
La qualità del prodotto finale dipende quasi totalmente dal coinvolgimento del frantoio. A questo bisogna aggiungere le dimensioni del materiale, il rapporto di frantumazione e la composizione precisa della pezzatura.
Se tutto ciò lo consente, verrà fuori un risultato a norma.

Per quel che riguarda i costi, questo tipo è leggermente più costoso di quello a mascelle.
In ogni caso, però, si risparmia rispetto ad uno ad urto.

frantoi ad urto sono degli incredibili tuttofare, sia nelle cave che nei cantieri.
Penetrano efficacemente la pietra, creando una pezzatura perfettamente a norma sia nella forma che nella distribuzione.
Il materiale maggiormente frantumato è il calcestruzzo, ma anche il cemento.
I vantaggi di questi impianti si trovano non solo nella qualità del prodotto finale, ma anche nella capacità considerevole, in grado di smaltire grandi quantità di inerti.

Il loro funzionamento non si basa sul principio di compressione, come i precedenti, ma la frantumazione avviene tramite colpi e urti potentissimi.
Il materiale viene preso, accelerato e sbalzato in maniera violenta da un rotore ad altissima velocità contro degli elementi fissi facenti parte del frantoio: le corazze.
Dopo questo procedimento, gli inerti frantumati raggiungono una dimensione tale da passare nella fessura interposta tra lo stesso rotore e le corazze.
Dunque il reale processo di demolizione avviene mediante il contatto tra pietra e martelli, o attraverso lo scontro reciproco delle rocce.

Questi tipi di frantoi sono praticamente imprescindibili per la frantumazione di inerti, perché c’è sempre più un utilizzo maggiore di calcestruzzo, asfalto ed altri rifiuti simili.
Considerata la loro potenza e la qualità eccelsa della pezzatura, appaiono la soluzione migliore.

Diversamente dalla triturazione ottenuta per compressione, quella ad urto può estrarre di tutto dal materiale di partenza, come ad esempio ferri.
In questo modo è possibile creare un prodotto finale privo di ferro, con una composizione di solo calcestruzzo o cemento.

TIRIAMO LE SOMME

Ora che conosci tutti i pro e i contro delle varie tipologie di impianti, puoi decidere consapevolmente cosa è meglio per te, tenendo anche conto che, come si evince dal sito twinsrl.it, è possibile trovare ottime occasioni di impianti di frantumazione inerti usati, sia fissi che mobili.